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Slittamento 24 mesi buonuscita Dipendenti Pubblici: cosa comporta?

lentepubblica.it • 24 Aprile 2019

slittamento-24-mesi-buonuscita-dipendenti-pubbliciSlittamento 24 mesi buonuscita Dipendenti Pubblici: la Corte Costituzionale ha convalidato almeno parzialmente il meccanismo che prevede la dilazione e il pagamento rateale della buonuscita per il comparto pubblico introdotta dal Governo Letta dal 1° gennaio 2014.


Per i dipendenti pubblici resta il pagamento differito e a rate della liquidazione introdotto dalla legge 147/2013 (legge di bilancio per il 2013) dal Governo Letta. Lo ha deciso la Corte Costituzionale, riunita in Camera di Consiglio per discutere le questioni di legittimità sollevate dal Tribunale di Roma con riferimento al differimento dell’erogazione della buonuscita per i dipendenti pubblici rispetto a quanto accade per i lavoratori dipendenti del settore privato.

In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio stampa della Corte fa sapere che al termine della discussione le questioni sono state dichiarate infondate ma con esclusivo riferimento al caso di una lavoratrice in pensione per ragioni diverse dal raggiungimento dei limiti massimi di età o di servizio. In questa ipotesi, la Corte ha ritenuto non irragionevole il regime restrittivo introdotto dal legislatore, che prevede la liquidazione delle indennità nel termine di 24 mesi e il pagamento in rate annuali. Restano quindi impregiudicate le questioni sul pagamento delle indennità nel termine di 12 mesi, e sulle relative rateizzazioni, per i pensionati che hanno raggiunto i limiti massimi di età o di servizio.

La questione

Tradotto in termini semplici la Corte ha sancito che il posticipo di 24 mesi del pagamento della buonuscita con le annesse rateazioni in favore del dipendente pubblico che si dimette volontariamente dal servizio (ad esempio per accedere alla pensione anticipata o alla nuova pensione con quota 100è legittimo. Resta aperta invece la questione, perchè la Corte non si è pronunciata, circa il differimento di 12 mesi e delle relative rateazioni per i dipendenti pubblici che vengono collocati forzosamente a riposo a seguito del provvedimento dell’amministrazione pubblica per il raggiungimento dell’età di vecchiaia (67 anni) o, meno frequentemente, al raggiungimento dell’età ordinamentale per la permanenza in servizio (di regola 65 anni).

Per i lavoratori la decisione, pertanto, almeno nell’immediato non altera il quadro normativo attuale dettato dalla legge 147/2013 che vede il pagamento entro 12/24 mesi dalla fine del rapporto di lavoro del Tfs per le liquidazioni non superiori a 50mila euro, con differimenti di altri 12 mesi per le quote fino a 100mila euro e di altri 12 mesi in caso di quote superiori a quest’ultima soglia.

 

Fonte: Pensioni Oggi (www.pensionioggi.it) - articolo di Nicola Colapinto
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Sabato
Sabato
26 Aprile 2019 11:28

Ho 63 anni compiuti a novembre dello scorso anno, pensionato attraverso l’utilizzo del cumulo gratuito da gennaio 2019, con 43 anni e 5 mesi per un totale di contributi versati, il mio TFS mi arriverà a novembre del 2023 per la prima rata e nel 2024 la seconda.
Mi chiedo se dopo tanti anni di lavoro è possibile attendere tutto questo lasso di tempo per realizzare un qualsiasi progetto, sempreché il padreterno mi assiste. grazie

Cristina
Cristina
4 Giugno 2019 9:05

Due anni e non bastano per avere la liquidazione, grazie Fornero come sempre fai schifo!